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La presenza di monaci camaldolesi sull’isola di San Michele è attestata sin dal 1212, e nei primi decenni ebbe carattere eremitico, del tutto conforme a quello di Camaldoli. Intorno alla metà del s. XIII S. Michele si trasformò in cenobio e tra il 1283 e il 1293 divenne abbazia.
Almeno già dalla seconda metà del Trecento vi era presente una biblioteca, che si arricchì notevolmente in special modo ad opera di Paolo Venier, abate dal 1392 al 1448. Nei decenni successivi Pietro Dolfin e Bernardino Gadolo contribuirono al suo incremento, procurandosi anche opere a stampa. Annesso alla biblioteca era attivo uno scriptorium, che produceva libri per uso interno e su commissione.
Tra Quattrocento e Cinquecento è testimoniata anche una discreta attività editoriale di libri liturgici. Non possediamo molte notizie sulla biblioteca nel XVI e nel XVII secolo. Nel 1690 la biblioteca acquisì molti libri provenienti dal monastero camaldolese di Santa Maria delle Carceri presso Este, soppresso in quell'anno. All’inizio del XVIII secolo fu costruito un nuovo edificio, più adatto ad ospitare la biblioteca, destinata ad accrescersi soprattutto ad opera di Giovanni Benedetto Mittarelli (1708-1777), per due volte abate del monastero e autore, assieme ad Anselmo Costadoni, dei monumentali Annales Camaldulenses, storia dei camaldolesi in nove volumi dal 907 al 1764. Grazie al suo impegno furono comprati o acquisiti numerosi manoscritti latini, italiani, greci, alcuni anche francesi ed orientali. Egli realizzò inoltre il catalogo della biblioteca, pubblicato postumo nel 1769, in cui descrisse 1212 codici e 668 incunaboli.
Il successore di Mittarelli, Fortunato Mandelli, continuò con la stessa passione ad acquistare manoscritti e incunaboli e compilò l'elenco generale dei libri della biblioteca, corredato da un indice con un breve riassunto di ciascuna opera. Nel 1797, anno in cui ebbero inizio le spoliazioni e la dispersione del patrimonio, la biblioteca possedeva circa 2352 manoscritti e almeno 1203 incunaboli; nel 1806 circa 40.000 volumi e 2322 codici.
Nel 1810 il monastero fu soppresso. L'anno successivo il patrimonio librario era ridotto a 17.454 volumi e a circa 2.000 opuscoli: 251 volumi furono prelevati e destinati all'Accademia delle Belle arti di Venezia, 264 volumi, 13 incunaboli, 12 manoscritti ed il planisfero di fra Mauro vennero trasferiti alla Marciana.
Per il liceo convitto di Santa Caterina di Venezia furono ritirati dalla biblioteca di San Michele 959 volumi di materie scientifiche e letterarie. Altri volumi finirono alla Scuola del Genio di Modena, alla Marina di Venezia ed al Ministero della Guerra di Milano. Nel 1821 un buon numero di libri fu portato da Placido Zurla a Roma nel monastero di San Gregorio al Celio; 98 di questi nel 1875 furono trasferiti alla Biblioteca Nazionale di Roma. Nel 1931 52 manoscritti e 66 incunaboli furono venduti alla Biblioteca Vaticana.
Nel 1971 i manoscritti rimasti a Roma, 490, furono portati prima nel Sacro Eremo di Camaldoli, poi nel monastero, dove formano il fondo di S. Michele di Murano.

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