Progetto           

Progetto

Raccogliere, catalogare, conservare frammenti sciolti di manoscritti medievali vuol dire recuperare la memoria dell'esistenza di quei libri di cui essi sono l'ultima testimonianza, vuol dire contribuire alla ricostruzione di raccolte librarie di cui finora si è supposta l'esistenza o di cui si è avuta solamente attestazione indiretta, attraverso le fonti letterarie o documentarie, vuol dire portare a conoscenza degli studiosi e del pubblico attento fonti materiali che permettono di mettere in luce aspetti della storia sociale e culturale di un ambiente o di una comunità o di arricchire le informazioni a disposizione su di essi.

Accanto al lungo, ma indispensabile processo di catalogazione dei materiali librari più o meno integri conservati in biblioteche e archivi pubblici, privati e ecclesiastici, dunque, da qualche decennio si presta sempre più attenzione al recupero anche dei frammenti di codici, che per vari motivi, accidentali o di scelta, sono caduti in disuso o sono stati quasi totalmente distrutti, o di cui si sono conservate solo parti che potessero essere oggetto di interesse per collezionisti, quali i fogli con ornamentazione. Quei frammenti (qualcuno li ha chiamati membra disiecta come pezzi di un corpo dilaniato), quando non del tutto inservibili, perché bruciati dal fuoco o resi troppo fragili per l'usura del tempo o l'incuria e l'avidità degli uomini, hanno continuato a svolgere una funzione, per così dire, bibliotecaria molti secoli dopo la loro produzione, perché sono stati riciclati come fogli di guardia, brachette di rinforzo dei fascicoli, primitivi materiali da restauro o cartonnage per le coperte di nuovi libri, manoscritti e a stampa, a partire dalla vasta campagna di revisione degli archivi dei Comuni, avvenuta fra XV e XVI secolo e dallo sviluppo delle grandi imprese editoriali degli stampatori della prima età moderna. Le iniziative di restauro moderne, bene o male, hanno contribuito alla loro conservazione e assai più hanno fatto e continuano a fare i conservatori di biblioteche e di archivi con una sempre più attenta registrazione dell'ultima sede di utilizzazione di quei brandelli di libri, quasi a voler ricostruire lo loro storia al di là di essi.

Eppure, quelli che Luigi Crocetti chiamava “rottami di un naufragio” ci parlano dell'esistenza di biblioteche monastiche o di scuole vescovili, conventuali o di Studia trecenteschi là dove se ne era persa la memoria, se non per via della tradizione indiretta; eppure quei pezzi di foglio o quei pochi fogli -spesso privi dell'interesse suscitato dai frammenti di codici portanti miniature, che per primi hanno attirato l'attenzione degli storici dell'arte a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso- servono ad arricchire la conoscenza delle caratteristiche culturali della circolazione libraria in età medievale, rendendola spesso vieppiù cangiante e vivace. E, se per l'Italia si suppone la sopravvivenza di circa 100.000 manoscritti medievali, oltre al vasto patrimonio conservato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, il numero si raddoppia facilmente aggiungendo ad essi la testimonianza dell'esistenza di altri libri fornita dai frammenti che emergono sempre più numerosi dalle ricerche nelle biblioteche e negli archivi
Il lavoro, quindi, è di lunga lena, ma bisogna pur cominciare a dare un seguito a iniziative pionieristiche nel panorama italiano, come il catalogo dei frammenti conservati a Udine approntato da Cesare Scalon, Libri scuole e cultura nel Friuli medioevale. «Membra disiecta» dell'Archivio di Stato di Udine, Padova, 1987 (Medioevo e umanesimo, 65) o i molteplici cataloghi dovuti a Giacomo Baroffio, come Colligere fragmenta ne pereant. Aspetti della liturgia medievale nei frammenti dell'Archivio Storico Comunale. Catalogo, Norcia, 1997, fino al recente volume di Elisabetta Caldelli, I frammenti della biblioteca Vallicelliana. Studio metodologico sulla catalogazione dei frammenti di codici medievali e sul fenomeno del loro riuso, Roma, 2012, studi cui si sono affiancati Atti di incontri scientifici, quale Fragmenta ne pereant: Recupero e studio dei frammenti di manoscritti medievali e rinascimentali riutilizzati in legature, Atti del Convegno internazionale sul recupero e lo studio dei frammenti di manoscritti medievali e rinascimentali (liturgico-musicali, ebraici, latini, e volgari) riutilizzati in legature, a cura di M. Perani-C. Ruini, Ravenna, 2002.

Per questo è utile raccogliere e rendere fruibile al pubblico di specialisti e non, in modalità open source, questa tipologia di reperti archeologici di tradizione bibliotecaria, trattandoli alla stessa guisa dei loro confratelli più noti per anzianità o bellezza e interesse contenutistico, come i papiri da un lato e i codici “interi” dall'altro. Le difficoltà sono molteplici: la più evidente è il reperimento del testo tràdito, ma non solo, perché tramite un'attenta analisi codicologica dei manufatti, è a volte possibile avere (e fornire) un'idea della composizione del fascicolo di cui essi facevano originariamente parte e quindi del libro. Se è vero che lo studio complessivo del libro medievale non può chiamarsi scienza, nel senso che si attribuisce alle scienze esatte e alla metodologia di analisi ad esse collegata, ancor meno tale definizione si attaglia allo studio del frammento ed è per questo che è quanto mai necessaria la collaborazione di più specialisti nella formulazione di ipotesi plausibili -cioè storicamente congruenti- nella sua valutazione. Offrire on line le schede catalografiche di frammenti di codici medievali accompagnate dalla digitalizzazione dei singoli frammenti, con il corredo delle informazioni indispensabili per l'individuazione dei pezzi tramite una scheda di interrogazione agile e intuitiva, affidando magari a lavori a stampa opportunamente segnalati la loro analisi puntuale e la ricostruzione delle raccolte, ci è sembrata una prima “buona pratica” da mettere in atto. E proprio perché di libri si tratta, magari di un brandello di libro, è sembrato significativo non allestire un data-base separato, ma inserire le informazioni in una banca dati collettiva di manoscritti, come la Nuova Biblioteca Manoscritta, i cui curatori e i cui Enti promotori si coglie l'occasione di ringraziare della collaborazione generosamente offerta. E' possibile anche interrogare solamente la banca-dati relativa ai frammenti di codice, entrando nella pagina del portale denominata FIM: Fragmenta Italica Manuscripta. L'auspicio dei ricercatori coinvolti nella sezione Frammenti del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale BIM: Bibliotheca Italica Manuscripta è che presto tale data-base si colleghi in rete con quelli analoghi già sviluppati a livello nazionale ed europeo, sfruttando le possibilità di catalogazione partecipata fornite dalle attuali tecnologie dell'informazione.

Responsabili scientifici
Stefano Zamponi (Università di Firenze)
Caterina Tristano (Università di Siena)

Referenti
Laura Pani (Università di Udine)
Gianluca Millesoli (Università di Siena)
Michaelangiola Marchiaro (Università di Firenze)
Leonardo Magionami (Università di Siena)
Carlo Tedeschi (Università di Chieti-Pescara)
Sandro Bertelli (Università di Ferrara)

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